di Bianca Maria Sezzatini
Da venerdì 18 a domenica 20 novembre, alle ore 21:00, Romaeuropa Festival, in collaborazione con Teatro Biblioteca Quarticciolo, presenta, “ACQUA DI COLONIA”, immaginario, storia ed effetti del colonialismo italiano secondo il teatro ironico, irriverente e caustico di Elvira Frosini e Daniele Timpano
Sabato 19 Novembre Daniele Timpano ed Elvira Frosini dialogano con Igiaba Scego per Post It, il ciclo di incontri al termine degli spettacoli, realizzato in collaborazione con RAI Radio 3.
Dopo Dux in scatola e Aldo Morto, Acqua di colonia affronta il tema del Colonialismo italiano e mette in crisi l’ideologia dominante attraverso una scrittura scenica capace di descrivere l’attualità affondando le radici nel tessuto storico della società italiana.
Una storia iniziata già nell’Ottocento, quella del colonialismo italiano, e protrattasi per oltre sessant’anni ma che, nell’immaginario comune, si riduce ai soli cinque anni dell’impero Fascista. Una serie di eventi assopiti, che, nonostante tutto, plasmano ancora oggi il nostro immaginario insinuandosi in frasi fatte, luoghi comuni, canzoni, letteratura, perfino fumetti e cartoni animati.
«Guardiamo la storia dal punto di vista di chi sta qui, adesso, vivo, e cerca di capire in che modo il passato, le scorie che il passato lascia nel presente, lo riguardino. Le case in cui abitiamo, le strade dove camminiamo, le ricette dei cibi che mangiamo, i libri che leggiamo, i film che vediamo, la musica che ascoltiamo, il linguaggio, le abitudini, il pensiero, i modelli, gli stereotipi, i nostri stessi corpi sono frutto delle stratificazioni e manipolazioni della Storia, come di quelle del Presente. Ci interessa come tra noi e la Storia si frappongano le infinite cortine fumogene delle interpretazioni, racconti, rimozioni e strumentalizzazioni di parte, costruzione di miti e icone», raccontano Frosini e Timpano.
Come abbiamo rappresentato e continuiamo a rappresentare l’Africa? Somalia, Libia, Eritrea ed Etiopia, le nostre ex colonie, sono solo un insieme di oasi, tutte uguali, sparse in un unico grande deserto? Come possiamo rapportarci con gli estranei che bussano alle porte dell’Europa se sappiamo così poco di loro? A partire dal mito abusato e frainteso di un Pier Paolo Pasolini ‘à la mode’, il duo sciorina sul palco fatti storici, documenti e mitologie contemporanee frantumando l’utopia (già in polvere) della società post-razziale.
Spiegano ancora Daniele ed Elvira: «Nello spettacolo, parlando del colonialismo italiano, parliamo inevitabilmente di oggi e del drammatico momento d’immigrazione che stiamo vivendo, con le sue implicazioni e le nostre difficoltà nell'affrontarlo. Non c’è ovviamente una relazione deterministica di causa-effetto tra colonialismo storico, flussi migratori e terrorismo odierni - una lettura estremamente semplicistica di cui parliamo anche nello spettacolo- ma c’è senz'altro una relazione complessa, storica e non meccanica, sia con la nostra breve storia coloniale che con quella dei grandi imperi europei. Siamo di fronte a nuove forme di colonialismo culturale ed economico, a volte anche militare. L’Europa ha le sue responsabilità e tutto questo ci riguarda». Come durante il colonialismo l’Africa era per la popolazione italiana un concetto o una pura astrazione, così oggi: «I profughi, i migranti, che ci troviamo intorno, sull'autobus, per strada sono astratti, immagini, corpi, realtà la cui esistenza è irreale: non riusciamo a giustificarli nel nostro presente». E i postumi dell’età coloniale ci appaiono: «Come un vecchio incubo che ritorna, incomprensibile, che ci piomba addosso, come un macigno».
Per informazioni e prenotazioni: tel. 06 454.607.01
TEATRO BIBLIOTECA QUARTICCIOLO
Via Castellaneta, 10
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