mercoledì 9 aprile 2014

VISIONI DALL’ALDILÁ

di Flavia Schiavone (*)

 a cura di Bianca Maria Sezzatini 

Che cosa succederebbe se, alzandosi una mattina e andando a lavorare, si venisse contattati telefonicamente da un amico che non si sente da tempo, il quale afferma di essere in contatto con nostra moglie morta da tre anni, che chiede di incontrarci, per parlare ed essere vista nel nuovo corpo che abita?
E se noi fossimo un medico affermato e di successo, abituato a pensare in termini scientifici e concreti, come potremmo mai accettare un fatto del genere?

Questo è esattamente quel che è accaduto a Roma, ad un noto professionista della capitale, in una qualunque giornata del 2007, una mattinata che si preannunciava uguale a tante altre, ed invece … 

Vediamo con ordine i fatti.

Il prof. William Thomas Polick Jr., operante nel campo della medicina da anni, 
specializzato in angiologia, si era trovato a perdere l’amata moglie Rita, a causa di un tumore al colon. A nulla erano valse le più assidue cure mediche prestatele dal Professore e dai suoi colleghi. 

Dopo 6 lunghi anni di sofferenze, la moglie del prof. Polick, lasciò le sue spoglie mortali, lasciando il marito, la figlia e tutti quelli che l’avevano amata, in uno stato di dolore e disperazione.

Le giornate di William, dopo la perdita, continuarono con la solita routine lavorativa, resa più spenta e faticosa da un vuoto incolmabile.

Il suo era stato un matrimonio di amore, che negli anni si era dispiegato in un crescendo di solidarietà, amore, rispetto, profonda armonia e serenità. Ora, si ritrovava da solo ad arrancare in giornate senza senso, privato del bene più prezioso che la vita gli aveva offerto.



Le giornate si susseguivano monotone, una dopo l’altra, in uno stato di prostrazione interiore.
Dopo qualche anno trascorso in questo stato di dolore e sofferenza, una cara amica di William aveva deciso di rompere gli indugi e di trascinarlo fuori dallo stato letargico in cui si trovava ormai da troppo tempo. Decise di presentargli una amica. Riluttante, il medico andò alla cena. Si trovò di fronte ad una creatura affascinante, bella, colta, intelligente. Iniziarono a vedersi.

E tra loro nacque qualcosa.

Non era per la verità un rapporto troppo sereno. Ma comunque era qualcosa … finché un giorno, Renzo, un caro amico del dottore, che non sentiva da parecchio tempo, lo chiama in ambulatorio ed insiste per vederlo: “Rita dice che la storia che hai iniziato non va bene per te, siete troppo diversi, non durerà e chiede insistentemente di vederti, per manifestarsi a te, nel suo corpo di luce.

Allora, quando ci vediamo?”


William è costernato. Come fa Renzo, che non sente da molto tempo, a sapere della sua nuova relazione? E Rita? La sua adorata moglie? Soprattutto, come fa ad andare da Renzo, che sta a Casal Palocco, zona nella quale William si perde sempre, l’ultima volta per uscirne aveva dovuto seguire l’autobus, e, dettaglio non marginale, dove lo trova il tempo, visto che ha tutta la giornata piena? Ma Renzo non demorde. Infine, William, un tardo pomeriggio è lì, a casa di Renzo, decisamente scettico.

Improvvisamente, nel buio della camera dove si erano riuniti Renzo, sua moglie e William, un cerchio di luce inizia a prendere forma.

E’ come una sfera, ma bidimensionale, simile ad un piatto di luce. William è allibito. Sgrana gli occhi. Il chiarore dl cerchio di luce è simile al riflesso lunare, quando la luna è piena e si staglia nitida in cielo. Lo vede in maniera chiara ed inequivocabile. Sbatte le palpebre. L’immagine non scompare. E’ proprio lì , davanti ai suoi occhi increduli. Al centro del cerchio di luce, pian piano un’ombra grigia inizia a materializzarsi. Improvvisamente il cerchio di luce inizia un moto rotatorio e ascensionale, come se si avvitasse a forma di spirale su sé stesso,e salendo verso il soffitto, lo oltrepassa e scompare.

Un profondo senso di pace e di ineffabilità travolge William.



Non ha dubbi su quello che ha visto. Ma non ha neanche una spiegazione razionale o scientifica in grado di spiegare l’accaduto. E’ totalmente frastornato.

Nella sua mente si affollano molte domande, tutte senza risposta. Ma il suo stato d’animo, invaso da una pace improvvisa e da una serenità sconfinata, non lascia dubbi. Non si é trattato di una allucinazione. Di questo ne é assolutamente certo.

E’ vero, non sa come spiegarsi l’accaduto. Ciò non di meno, il fenomeno era certo e reale. Non si trattava né di una fantasia, né di un sogno ad occhi aperti, né tantomeno di una allucinazione. Come preannunciato da Rita, di lì a qualche mese la nuova storia si conclude. Ulteriore sorpresa: come faceva Rita a sapere … ?

Di nuovo Renzo lo convoca per un incontro con Rita: “Dice che vuol farsi vedere da te. Vieni, per favore!” Di nuovo William è a casa di Renzo. Pensa intensamente a Rita quando, dopo aver pregato, nel buio della stanza appare un flash di luce bianca, con al centro il volto chiaro e inequivocabile di Rita. 
Una percezione di vicinanza e protezione inizia a scorrere dentro il cuore di William.


Nella sua mente inizia a farsi strada una certezza: “L’aldilà esiste, non ci sono dubbi. E la morte non interrompe i legami di amore che abbiamo costruito in vita. Chi ci ha lasciati, continua ad esistere e ad amarci e se riesce, fa di tutto per comunicarcelo”.

Infine, dopo una settimana, per la terza volta, Renzo chiama William: “Rita desidera incontrarti di nuovo … dice che deve andare … ti deve lasciare. Ma non da solo. Vuole presentarti il tuo angelo.”

William, di nuovo nella casa di Renzo , nel buio della camera è in attesa. Un filo di luce dorata inizia lentamente a materializzarsi nell’oscurità, proprio davanti ai suoi occhi: gradualmente inizia a prendere le sembianze del contorno di un angelo, che si muove nella stanza e raggiunge la parete di fronte. Nel contempo, una sfera di luce azzurre inizia a delinearsi con sempre maggiore chiarezza: al suo centro appare sempre più nitido il volto di una donna mora, con la frangetta, che William non conosce.

 Dentro la figura dell’angelo, appare un tunnel di luce, dal quale fuoriesce un fiotto di luce abbagliante. William non resiste. D’impulso si alza e si avvicina lentamente all’angelo. Dopo un attimo di titubanza decide di affacciarsi sul tunnel, per vedere cosa c’è dentro. Sente di attraversare una barriera.

All’improvviso il tunnel mostra tutta la sua profondità, come se si perdesse nel buio dello spazio siderale.


Spaventato, William ritrae la testa. E’ decisamente scosso. E’ tutto così tangibile, così concreto … Il suo spirito è pervaso da una gioia ineffabile e da una pace immensa. Sentiva che quella luce stava irradiando la sua mente , il suo cuore ed il suo spirito, nutrendolo di amore, pace, gioia. 

Che significato aveva tutto ciò? Perché proprio a lui? Era certo di non star sognando ma di essere lucido e sveglio. Dunque, che cosa stava succedendo? Sicuramente, per restituire una parte di tutto l’amore che gli era stato donato e che aveva rinfrancato la sua anima straziata, doveva testimoniare l’accaduto, affinché altre persone sapessero.

Altre persone che come lui, straziate da una perdita irreparabile, brancolavano nel buio e nel vuoto, domandandosi se la vita continua dopo la morte, o se con il cessare della vita, tutto finisce per sempre. Il problema era che avrebbe messo a repentaglio la sua reputazione.

Condividendo una storia del genere, avrebbe potuto essere preso per pazzo, visionario o mitomane. E che avrebbero pensato di lui i suoi colleghi, i suoi pazienti, chi lo conosceva come una persona seria, razionale, con la testa a posto? Ma tacere su quanto aveva vissuto in prima persona, avrebbe privato il mondo di una testimonianza preziosa, anche se scomoda.


Era onesto tacere e fingere che non fosse avvenuto nulla? Sentiva un imperativo morale a condividere la sua esperienza. Infine, con grande coraggio e determinazione, contro il parere di chi lo conosceva e gli stava vicino, ha deciso di condividere la sua esperienza con il mondo.

“Aspettando la luce. Una storia vera” adesso è a disposizione di chiunque voglia approfondire la conoscenza di questa ennesima testimonianza, sulla continuità della vita dopo la vita. 

Di solito, i detrattori di questo genere di esperienze, adducono le seguenti spiegazioni:
si tratta di una allucinazione;
si tratta di qualcuno labile di mente;
si tratta di qualcuno che vuole farsi pubblicità;
si tratta di qualcuno che vuole arricchirsi sulle spalle degli ingenui;
si tratta di un impostore.

Ho scelto di presentare questa testimonianza, perché smentisce in blocco tutte le pseudo spiegazioni di cui sopra.

Dobbiamo pensare che uno stimato professionista, che opera nel settore della salute, abbia le allucinazioni? Pensiamo che un medico abilitato ad una professione così cruciale, sia labile di mente? Senza peraltro aver mai dato segni di squilibrio mentale? Solo per aver avuto il coraggio di riportare una testimonianza che sfida gli attuali (obsoleti) paradigmi scientifici?

Sicuramente, data la situazione, se di pubblicità si tratta, è più negativa che positiva.

In questo caso abbiamo uno stimato professionista che opera con successo da anni nel settore medico, conosciuto e apprezzato. In questa situazione, il sospetto di volersi arricchire è del tutto fuori luogo. Stiamo parlando di un professionista conosciuto ed affermato. Semmai, anziché arricchirsi, potrebbe perderci economicamente, a causa della eventuale perdita di fiducia da parte di colleghi e pazienti.

Non abbiamo di fronte un impostore.


Chiunque conosca il Dott. Polick sa che è una persona di notevole etica ed integrità morale.

Questa ennesima testimonianza ci induce a riconsiderare i nostri paradigmi scientifici.



In particolare, quello che afferma con certezza che la coscienza è legata al cervello e che con la morte del corpo fisico, cessa ogni forma di consapevolezza. Inoltre, appare sempre più interessante l’idea di allargare la nostra concezione dell’Universo, includendovi molte altre dimensioni che sembrano trapelare ogni tanto, suggerendo l’idea di un Universo infinitamente più ricco di dimensioni e più vasto di quello che siamo abituati a considerare. Infine, non dobbiamo dimenticare che compito della scienza non è quello di nascondere le verità scomode, bensì quello di esaminare con attenzione le anomalie, perché proprio grazie ad una onesta disamina di esse, è stato possibile l’avanzamento della nostra conoscenza.



(*) Flavia Schiavone, psicologa

2 commenti:

  1. Sabato sera c'ero anch'io e devo dire che il racconto del dott. Polick mi ha veramente colpita. Il giorno dopo ho avuto il desiderio e la curiosità di leggere il libro, di cui siamo stati gentilmente omaggiati, e devo dire che mi ha fatto ancor più riflettere sull'esistenza di un "aldilà" dove incontreremo i nostri cari. Complimenti a Flavia per il commento alla serata e soprattutto complimenti a Bianca per averla organizzata. Anna Maina

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