sabato 13 gennaio 2024

RICORDANDO DINO PIANA, LA NOSTRA STELLA JAZZ


di Bianca Maria Sezzatini


Si è spento nella sua casa romana. Ha suonato con i più grandi musicisti. Spesso, ad inizio agosto, tornava a Refrancore dov’era nato per suonare nella festa del paese.


Edoardo Piana, da sempre e per tutti “DINO", può essere a pieno merito annoverato tra i “padri nobili” del jazz italiano. Trombonista di eccelso valore internazionale nella sua lunghissima carriera ha caratterizzato con la sua talentuosa presenza una infinità di situazioni della musica dal vivo e registrata.

Fin da piccolo Dino aveva dimostrato una spiccata propensione per le sette note. 

In una intervista fatta al tempo dall’amico Armando Brignolo raccontò:  "Il mio primo ricordo è un pezzo di legno che battevo su un gradino di casa, a Refrancore paesello fra le colline del basso Monferrato, a pochi chilometri da Asti. Avrò avuto tre anni e ricordo che mia madre mi diceva di piantarla e io le rispondevo che stavo suonando la marcia della banda del paese. Volevo imitare il nonno, maestro di banda. Poi nella banda del paese ci entrai davvero. Volevo la tromba e mi rifilarono il trombone, un coso lungo con cui potevo fare solo l’accompagnamento. E pensare che lo detestavo!"

Uno zio emigrato negli Stati Uniti al suo ritorno gli regalò un trombone nella sua non comune versione a pistoni che, da allora, lo accompagnò per tutta la vita. 

In un bel libro scritto da Armando Brignolo spunta un altro aneddoto su Dino Piana: "A Refrancore, il nostro paese - racconta Dino - negli ultimi mesi della guerra ci fu un rastrellamento di tedeschi e fascisti. Entrano nella nostra casa alla ricerca di partigiani. Trovarono soltanto me e il nonno. L’ufficiale tedesco vide un pianoforte e chiese chi lo suonava. Di botto mi alzai e mi misi alla tastiera: «Suonavo la fisarmonica, mi arrangiavo con i tasti. Non so come, improvvisai "Lili Marleen". Il tedesco si commosse e se ne è andò».

L’amore per il jazz Dino Piana lo scoprì con le trasmissioni di Radio Stoccarda per le truppe americane. Le prime esibizioni avvennero nelle orchestre da ballo dell’astigiano, in cui negli stessi anni si affacciarono personaggi destinati con il tempo a guadagnare anche enorme rinomanza, a partire da Paolo Conte, poi Gianni Basso ed altri. 

Nel 1959 partecipò al concorso radiofonico "La coppa del jazz" in cui si mise subito in luce come solista.

Dopo gli esordi jazzistici la vera professione musicale di Dino iniziò con il gruppo di Romano Mussolini. Qui fu notato da Gorni Kramer che lo portò nella sua nota orchestra, già impegnata in attività radiofonica e televisiva. Poi, lunga rincorsa che lo vede trasferirsi a Milano e successivamente, nei primi anni ’70 a Roma dove fu per lunghi anni impegnato nell’orchestra di ritmi moderni della RAI, con infinite apparizioni nelle sontuose produzioni televisive dell’epoca. 

Parallelamente vi era la fertile attività di turnista in sala di incisione per l’industria cinematografica, in quel tempo molto attiva. In quell’ambiente ebbe occasione di suonare per i grossi nomi del tempo: Ennio Morricone, Armando Trovajoli, Riz Ortolani e molti altri. Parallelamente, si sviluppava l’attività più propriamente jazzistica, con la costituzione di gruppi storici.

Entrò a far parte del gruppo "Basso-Valdambrini" formato dal compaesano Gianni Basso al sax, Oscar Valdambrini alla tromba, Renato Sellani al pianoforte. 

Il 12 maggio 1993 in una reunion della band "Basso-Valdambrini" suonò alla "Town Hall" di New York

Nella sua lunga carriera Dino Piana prende parte a numerosi festival nazionali ed internazionali fra cui: Comblain-la-Tour, Lugano, Berlino, Lubiana, Nizza… nonché a numerosi concerti per la RTF a Parigi, per la RTB a Bruxelles, per l'UER di Stoccolma, Oslo, Barcellona, Londra, Copenaghen.

Innumerevoli le collaborazioni internazionali con straordinari musicisti dove prese parte a incisioni nei complessi di grandi artisti come: Frank Rosolino, Chet Baker, Charlie Mingus, Slide Hampton, Pedro Iturralde, Paco de Lucia, George Coleman, Kenny Clarke, Kai Winding con il quale incide il disco “Duo Bones”. Fece anche parte delle big band di Thad Jones, Mel Lewis e Bob Brookmeyer.

Dopo il pensionamento dalla RAI, continuò una attività di registrazione e concertistica collaborando con il figlio Franco (foto al lato) che nel frattempo ne aveva seguito le tracce, come flicornista di ottimo livello ma, soprattutto, come compositore ed eccellente arrangiatore. Si sono così susseguite negli anni numerose incisioni di grande valore musicale, proseguite fino a poco fa, con la tanto attesa realizzazione di registrazioni con Piero Angela, valentissimo al pianoforte che, con Dino, aveva già condiviso gli esordi jazzistici torinesi, 70 anni prima.

Molti sono i dischi in cui è possibile ascoltarlo, sia come leader sia come side man; tra gli ultimi: “Reflections” a nome Dino & Franco Piana Ensemble e soprattutto “Al gir dal bughi” (il giro del Boogie) registrato nel 2019.

Il gruppo formato da Dino, dal talentuoso figlio Franco e dalla bravissima pianista Stefania Tallini, compagna del figlio anche nella vita, è diventato tra i principali riferimenti Jazz in Italia senza però mai dimenticare la sua Refrancore, dove, almeno sino a pochi anni fa, tornava per suonare ad inizio agosto nella festa del paese.

Al di fuori della musica, Dino Piana era una persona caratterizzata da una modestia fin esagerata, aperto, cortese e gioviale. Per questo motivo è stato sempre benvoluto da tutti come uomo, oltre che apprezzato come musicista.

Nel ricordo di Dino prosegue nella famiglia Piana la tradizione musicale.

Nel gruppo, oggi, si annoverano anche il genero saxofonista Ferruccio Corsi, il nipote flautista Lorenzo Corsi, il nipote Marcello Piana trombonista, il cugino, il valente urologo Paolo Piana, compositore ed arrangiatore.

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