martedì 12 aprile 2016

FIGLI, MARITI, AMANTI...IL MASCHIO SUPERFLUO

di Bianca Maria Sezzatini


Da martedì 12 a sabato 30 aprile 2016, al Teatro Sala Umberto, Angelo Tumminelli presenta  Simona Izzo  e Ricky Tognazzi in  “Figli, Mariti, Amanti… Il Maschio Superfluo”, di Simona Izzo, con Giuseppe Manfridi e Kiara Tomaselli. Regia di Ricky Tognazzi.

Sinossi
Sarebbe una serata qualunque tra Laura e Riccardo, due cinquantenni in transito nella casa dell’unico figlio, Francesco, per proteggerne la dimora. Il ragazzo, infatti, in fase di separazione, si contende il luminoso loft nel quale ha vissuto con i due figlioletti.

Una serata come tante, in cui il lessico familiare amoroso, coniugale, spazia tra problemi economici, preoccupazioni per i figli e rancori mai sopiti, dipanandosi in una quotidianità, che appartiene ad ognuno di noi. I due non hanno solo deciso di affrontare la vita insieme, ma anche il lavoro. Lei infatti è una commediografa, lui un regista produttore spesso protagonista involontario delle commedie della moglie. Una serata quasi qualunque dicevamo, se non facesse irruzione, poco prima delle ventitré, Marco, amico storico di Riccardo. Al momento l’urgenza di Marco, è quella di ricongiungersi con la sua compagna Francesca, che lo ha lasciato per un altro uomo. Laura mette in atto un escamotage, che fa piombare la donna nel bel mezzo della notte: la convoca con la scusa di un infarto improvviso del sanissimo Marco, che si presta alla messa in scena.

Francesca diventa l’occasione per affrontare il tema del disfacimento del rapporto di coppia, dell’insopportabilità da parte di un amante di accettare che il proprio uomo abbia un passato, dei figli, un amore cronico per un’ex moglie che non riesce a lasciare. Tra sketch, battute divertenti e spunti bizzarri, come quello “della rana pescatrice”, che divora il maschio, per poter crescere la prole in solitudine, come se l’essere maschile “potesse essere annoverato nella categoria del superfluo”, la commedia si dipana tra considerazioni amare e irresistibilmente comiche, che tentano di raccontare l’impossibilità di essere contemporanei alla propria età e di accettare il cambiamento di marcia.

Perché se è vero che diventare grandi è inevitabile, nessuno ha voglia di sentirselo ricordare.

Laura non riesce a far riappacificare la coppia, ma questa rottura ed il racconto metaforizzato delle abitudini dei bisonti americani, forniscono l’occasione a Riccardo per fare una bellissima dichiarazione d’amore alla moglie.Loro che da trent’anni condividono la vita, senza scosse, senza turbamenti, una coppia di ferro, come diceva Puskin:” Dio ci ha dato l’abitudine in cambio della felicità”, si dichiarano il loro passato amore un po’ abitudinario, ma reale e resistente a qualsiasi tempesta. 

L’amore degli adulti, quello che dura tutta una vita. 
(Angelo Tumineli)

Note di Regia
In trent’anni di attività ho firmato la regia di circa trenta film e di una sola commedia, mentre di altre sono stato interprete. Da David Rabe a Stefan Berkoff, ho sempre prediletto testi di drammaturgia contemporanea, per lo più di ascendenza anglosassone (unica eccezione, ‘Art’ di Yasmine Reza). Comprensibile, visto che una parte di me è in quel mondo che affonda le sue radici, sia anagrafiche che culturali. 

Ha senso ricordarlo al momento in cui affronto il mio primo copione di autore italiano. Anzi, di autrice. Anzi, di Simona. Sicché, della persona che più di ogni altra è mescolata al mio universo creativo in un febbrile rapporto di reciproche sollecitazioni (da trent’anni, in perfetta consonanza col mio curriculum professionale!). Ma a prescindere da questo, “Figli, mariti, amanti” ha molti tratti affini ai titoli con cui già mi sono confrontato. Innanzitutto, la straripante forza ritmica, l’esuberanza di dialoghi, l’incalzante capacità che hanno le battute di mordersi l’un l’altra. 

A questo pensavo mentre Simona mi leggeva la prima versione del testo, nata di getto. La cosa merita di essere sottolineata poiché già racconta molto della commedia, che ha il suo marchio più vitale proprio in una verbalità magmatica, a tutto tondo. Tonificante e tossica al tempo stesso. Voci che si intrecciano le une alle altre maturando relazioni, caratteri, personaggi e, infine, una storia. Tant’è che il lungo lavoro successivo di revisione, le innumerevoli limature e correzioni, non hanno affatto stemperato questo tratto di irruenza originario. Semmai, lo hanno affinato al massimo grado. 

Dalle voci in collisione mi è stato facile  immaginare lo scaturire, con prepotenza comica, di corpi, di fisionomie e di situazioni. Mi è stato anche facile intuire il calco reale di tante circostanze e di talune battute, come il tic di un amico o la fragilità di un altro. Le fonti umane, insomma; le persone che precedono i personaggi. Ma si sa: così si scrive, così si crea. Importante è che poi il testo sappia far dimenticare i suggerimenti della realtà e assumere carattere autonomo, offrendosi allo spettatore come un racconto in cui riconoscersi e immedesimarsi. 

La nostra storia, che si snoda in presa diretta come fosse un lungo piano sequenza, inizia di sera e prosegue con l’avanzare della notte all’interno di un sofisticato loft destinato a trasformarsi da dimora accogliente in territorio di scontri e riconciliazioni. 

Una coppia, addestrata a battibecchi resi ormai innocui da una consolidata tradizione di schermaglie domestiche, subisce l’intromissione proditoria di una seconda coppia composta da una vecchio amico in perenne stato di necessità e da una sua recente e assai più giovane compagna. I due trascineranno a casa dei primi l’onda lunga di una litigata furibonda e impietosa che getterà anche costoro in un rutilante vortice di rinfacci senza esclusione di colpi dando corpo alla messa in campo di un alterco assoluto, denso di colpi di scena e tessuto da battute fulminanti. D’altronde, quando si è in presenza di un contenzioso ad alta temperatura, gli esseri umani, per difendersi, sanno affilare le armi verbali al punto che, nel pathos del momento, si rivelano addirittura capaci di comporre endecasillabi perfetti.

Due relazioni - una coniugale, l’altra estemporanea - si fonderanno, dunque, in una girandola di malintesi e permalosità sino a ricomporre il paesaggio di una nuova armonia. Se più forte o più precaria della precedente è materia offerta alla discussione. 

In quanto al Maschio Superfluo, cui si accenna nel sottotitolo,: spero di non essere Io. 
( Ricky Tognazzi )

PREZZI BIGLIETTI (interi)
platea €. 35,00
balconata €. 26,00

Orari Botteghino: tel. 06.679.47.53
dal Lunedì al Sabato: dalle ore 10:00 alle ore 19:00
Domenica, dalle ore 10:00 alle ore 18:00

Ufficio Stampa: Viola Sbragia 

TEATRO SALA UMBERTO
Via della Mercede, 50

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