domenica 10 aprile 2016

"LA VIA DEL SUCCESSO" PASSA PER NAPOLI

di Bianca Maria Sezzatini


Al Teatro Augusteo, il complesso teatrale di Napoli, dal 1° al 10 aprile, la magnifica Amii Stewart, star di calibro internazionale, accompagnata dalle straordinarie Lucy Campeti e Francesca Haicha Tourè, è l’eccezionale interprete de “La Via del Successo”, delle autrici Tiziana D'Anella e Lena Sarsen, un classico musical americano, liberamente ispirato alla carriera del gruppo vocale femminile statunitense "Diana Ross & The Supremes” per la regia di Enzo Sanny e con la partecipazione di Sergio Muniz. Coreografie di Jean Michel Danquin.


Il repertorio musicale propone i maggiori successi soul e R&B, tipici della cultura afroamericana che dimostrò al mondo intero, influenzandone quasi un decennio, di avere una propria identità grazie ad artisti come James Brown, Aretha Franklin, Marvin Gaye, Tina Turner, Otis Redding e ai successi delle stesse Supremes.

I ventisei notissimi brani in programma, tra i quali Listen, Think, I’m telling you, You can’t hurry love, Stop! In the name of love, I feel good, Soul man, Joyful Joyful (The Supremes, Aretha Franklin, Tina Turner, James Brown, Dreamgirls) sono riportati in chiave moderna e conditi di una robusta dose di r&b, soul e pop.

Come nella tradizione del musical, ampio spazio è dedicato al balletto e alla grande orchestra dal vivo, composta da 12 elementi, che permettono di trasmettere la contagiosa allegria e il ritmo trascinante delle canzoni, lasciate rigorosamente in inglese. Il tutto condito da uno sfavillante allestimento scenico, costumi scintillanti e da potenti mezzi illuminotecnici e proiezioni audiovisive.

Note delle Autrici, Tiziana D’Anella e Lena Sarsen

Questo spettacolo, è liberamente ispirato alla carriera del gruppo vocale femminile statunitense "Diana Ross & The Supremes", in auge negli anni '60, che grazie al team produttivo della Motown Records, arrivarono con dodici singoli, in vetta alla classifica Billboard Hot 100 e alla classifica R&B.

All'apice del loro successo, a metà degli anni ’60, i media cominciarono a parlare di loro come possibili rivali dei Beatles. Nel 1970 Diana Ross lasciò il gruppo per intraprendere la carriera da solista, mentre le Supremes continuarono fino al 1977. Si sciolsero dopo una lunga carriera di quasi vent'anni di successo. Nel maggio 1983 si riunirono in occasione di uno special televisivo per i festeggiamenti dei venticinque anni della Motown Records. Quanto alla popolarità mondiale la loro esperienza rese possibile per i futuri artisti di R&B e afroamericani di arrivare ad un grosso successo discografico. La loro fama è stata talmente smisurata, che nel 1988, sono state inserite nella "Rock and Roll All of Fame" e nella "Vocal Group Hall of Fame". Nel 1994 gli è stata assegnata una stella nella "Hollywood Walk of Fame".

La nostra storia richiama in più punti la carriera di questo epocale gruppo femminile, inserendo dati chiaramente riconducibili alla loro carriera. L’avvio si ha in una scuola di musica di Detroit, dove tre amiche, tre ragazze di colore, Karen, Mary e Frenchie, fanno parte dello stesso gruppo di studi. Siamo fra gli anni 60 e 70, hanno talento, e la loro ambizione è di mettere in scena uno spettacolo musicale. 

Grazie ai contatti di Frenchie, riescono ad arrivare a New York per incontrare Martin Thomas, il più importante manager di musica afroamericana, che crede nelle loro innegabili doti vocali, ed organizza un concerto nel prestigioso Saint James Theatre di New York. Presente alla serata ci sarà Roger Peterson, presidente della Dolly Records, che le ingaggia per un contratto discografico. Da qui, con una trasposizione di teatro nel teatro, si assisterà ai vari tour di concerti delle tre ragazze, al percorso della loro carriera seguita costantemente dal giornalista Alan Coleman, che le ospiterà anche nel suo salotto televisivo, all’ascesa verso il proclamato successo.

Il repertorio musicale lo abbiamo scelto fra i maggiori successi soul e R&B. Parliamo della cultura afroamericana, che ha dimostrato al mondo intero di avere una propria identità influenzando all’epoca quasi un decennio, e che è rimasta nel cuore e nella mente di tanti. Artisti come James Brown, Aretha Franklin, Marvin Gaye, Tina Turner, Otis Redding e i successi delle stesse Supremes.

Noi, abbiamo partorito questa storia grazie all’amore e la passione per una colonna sonora che ha accompagnato parte della nostra vita. Speriamo, di aver avuto un’idea vincente… 

Note di regia. 
Credo siano passati oltre trent'anni da quando vidi "La rosa purpurea del Cairo" di Woody Allen. E’ il sogno. Nient’altro che il sogno. Noi guardiamo lo schermo e lo schermo ci dà ciò che desideriamo, regalandoci spesso quel poco di astrazione dal reale che tanto affascina.

Il teatro, per quanto possa racchiudere in sé generi diversi, resta sempre da vivere sino in fondo. Ti spinge, come se una forza soprannaturale, volesse prepotentemente emergere dal profondo per uscire allo scoperto.

Il mio personale percorso, come prolifico produttore del panorama teatrale italiano, e poi anche come regista di molti degli spettacoli che produco, mi ha visto nascere musicista e cantante. Erano gli anni 70, e il mio repertorio era proprio il rhythm&blues. Leggere il testo di Tiziana D’Anella e Lena Sarsen, mi ha riportato indietro a quegli anni, a quei sapori, a quel ritmo. La volontà di realizzare registicamente e produttivamente la messa in scena di questo spettacolo è stata pressoché immediata.

Certo, non è stata un’impresa facile mettere in scena una storia con una colonna sonora formata da brani che hanno contraddistinto un’epoca. Niente doveva essere lasciato al caso, tantomeno all’improvvisazione, al fine di creare uno spettacolo che allo stesso tempo risultasse fluido, emozionante, frizzante, ma soprattutto "vivo".

Il primo grande dilemma era quello di trovare dei protagonisti all’altezza. E la mia scelta è caduta su Amii Stewart, Lucy Campeti, Francesca Haicha Tourè, Will Weldon Roberson, Jean Michel Danquin, che rispettivamente interpretano i ruoli di Karen, Mary, Frenchie, Martin Thomas, Roger Peterson.


Perché ho scelto proprio loro? Perché sono dei cavalli di razza. Perché hanno talento da vendere. Perché solo la "pelle nera" ti può fare arrivare alla pancia, al cuore, alla mente, la straordinaria anima e l’entusiasmo di questo genere musicale. Ce lo diceva anche Nino Ferrer "… Signor King, signor Charles, signor Brown… io faccio tutto per poter cantar come voi… ma non c'è niente da fare, non ci riuscirò mai… e penso che sia soltanto per il mio color che non va... Ecco perché io vorrei, vorrei la pelle nera, vorrei la pelle nera !!!"

Ultimo, ma non meno importante, la bravura e la professionalità di Sergio Muniz, nel ruolo del giornalista Alan Coleman.

La via del successo, e’ strutturato come il classico musical americano, che mette in risalto soprattutto le caratteristiche squisitamente musicali delle tre straordinarie interpreti. Infatti, i 26 brani in programma, tra i quali Listen, Respect, Think, Proud Mary, I’m telling you, You can’t hurry love, Stop! In the name of love, I feel good, Soul man, Joyful Joyful, vengono riportati in chiave moderna e conditi di una robusta dose di r&b, soul e pop. Brani talmente noti al pubblico, che concedono ampi spazi agli interpreti, al balletto e alla grande orchestra dal vivo in scena, permettendo loro di sfoggiare la propria incredibile bravura, e sicuramente trasmettere la contagiosa allegria trascinante del ritmo delle canzoni, lasciate rigorosamente in inglese. Il tutto condito da uno sfavillante allestimento scenico, costumi scintillanti, e dai potenti mezzi illuminotecnici e audiovisivi.

Insomma, questa è un’altra delle mie avventure, in cui ho riversato tutto il mio entusiasmo, il mio cuore, la mia passione, realizzando una messa in scena raffinata e coinvolgente adatta a tutte le età.

I miei ringraziamenti vanno a chiunque abbia partecipato a questa realizzazione, ma in particolar modo ai miei stretti collaboratori: Marco Tiso per gli arrangiamenti musicali, Jean Michel Danquin per le coreografie, Andrea Bianchi per le scenografie, Martina Piezzo per i costumi, Massimo Tomasino per le luci. E Tiziana D’Anella, che oltre ad avere avuto l’idea di questo spettacolo ne è l’autrice, e che mi affianca con la mia stessa passione ed entusiasmo, nelle scelte artistiche e nella realizzazione per 365 giorni l’anno .(Enzo Sanny)

Teatro Augusteo: tel. 081 41.42.43

Direttrice e Responsabile Ufficio Stampa
dott.ssa Albachiara Caccavale

TAETRO AUGUSTEO
Piazza Duca D'Aosta, 263, 80132 Napoli

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STORIA DEL TEATRO AUGUSTEO 

Negli anni dopo la prima guerra mondiale Napoli conobbe un grande sviluppo edilizio, soprattutto verso una zona sino ad allora considerata fuori centro, la collina del Vomero; si sentì dunque il bisogno di collegarla al centro cittadino, e fu studiato un grande progetto per creare una funicolare che avrebbe in pochi minuti trasportato un congruo numero di persone. Per ottenere lo spazio necessario allo stazionamento di questa funicolare, fu abbattuta una parte di Palazzo Berio, storica costruzione del ‘600, con facciata ridisegnata dal Vanvitelli nella seconda metà del ‘700. Il famoso architetto, in occasione del battesimo della Infanta Reale Carolina, vi aveva costruito un salone da ballo e un teatro di 1600 posti, conservandone la pianta a forma circolare. 

Ragioni ereditarie portarono al decadimento e alla vendita del palazzo, ma si suppone che nel creare la piazzetta antistante la Funicolare si sia conservata una parte di esso. Il teatro, prima opera in cemento armato dell'ingegnere Pier Luigi Nervi, su progetto dell'architetto Arnaldo Foschini  coadiuvato dall'ingegnere Gioacchino Luigi Mellucci, è nato nella omonima piazzettacreata pochi anni prima per creare uno sbocco al traffico della neonata funicolare Centrale, che collega il Vomero a via Toledo, ed è situato proprio sopra la  Funicolare, come si ipotizza fosse l'antico teatro vanvitelliano. 

L’Augusteo, come la Funicolare Centrale, fu dunque realizzato tra il ’26 e il ’29, ed ha una struttura circolare con diametro di 30 metri e il centro del soffitto apribile ; sia quest’ultimo che la scala mobile dell’epoca sono stati rimessi in funzione durante la ristrutturazione curata da Pippo Caccavale tra il ’90 e il ’92. 

Seguita dal Ministero dei Beni Culturali, questa ristrutturazione ha riportato il locale allo splendore iniziale, demolendo la controsoffittatura che nascondeva la volta di Nervi e le architetture “modernizzanti” che ne avevano completamente stravolto l’aspetto, come le pareti dell’ingresso in marmo rosso tutte coperte da pittura plastificata e i palchi murati, caratteristica di Nervi che usava tecniche d’avanguardia su progettazioni di stampo tradizionale. Il teatro è simmetrico, riecheggiante i teatri a palchi del ‘700, pur essendo dotato di ogni comfort moderno per l’epoca, come scala mobile, ascensori, impianto di aria condizionata, lucernario centrale della volta scorrevole. 


La sala fu aperta al pubblico nel novembre ’29, con una serie di colossal (il cinematografo era allora la nuova forma d’arte...) accompagnati naturalmente da orchestra, essendo il cinema ancora muto; rivelò subito di avere una struttura destinata alla musica, secondo la studiata realizzazione architettonica, e ospitò i nomi celebri quali Tito Schipa, Beniamino Gigli, Giovanni Martinelli, oltre a tutti i grandi della canzone napoletana ; nel gennaio del ’30 fu proiettato il primo sonoro, e le  “estive”  presentarono concerti, balletti, music hall, fino alla Piedigrotta in cui le case editrici presentavano la nuova produzione di musica leggera, e che divennero un’abitudine storica per la città. Divenuto ormai un teatro famoso, l’Augusteo ospitò la grande Joséphine Baker con il balletto del Casino di Parigi, le riviste di Isa Bluette e Nuto Navarrini, e, dal ’34, la prosa con Sergio Tofano ed Elsa Merlini, la rivista con Totò, la canzone con la “Bottega dei quattro” (Libero Bovio,Nicola Valente, Gaetano Lama ed Ernesto Tagliaferri), cui si aggiunse Ernesto Murolo. 

Fu la guerra a far chiudere l’Augusteo, che riaprì con gli “alleati” nel ’45 come club della Croce Rossa, e nel ’50 subì l’onta della ristrutturazione “moderna”, divenendo cinema del centro adatto a films di cassetta ; e fu chiuso definitivamente nell’80. Fu richiesto qualche anno dopo come spazio per un supermercato, e soltanto chi lo vede oggi dopo la ristrutturazione può comprendere quanto grave per la città sarebbe stata questa richiesta; il caso ha voluto che la nuova gestione di Francesco Caccavale, dopo una trattativa durata circa tre anni con la Società proprietaria, intervenisse drasticamente sulla storica sala, ponendola come primo intervento sotto l’attenzione del Ministero dei Beni Culturali, e riportandola, in un paio di anni di lavori diretti dall'arch. Pippo Caccavale, alla sua naturale funzione di sala d’arte, ormai soltanto teatro, anche se può ospitare, essendo attrezzato, serate cinematografiche d’eccezione. 

Sin dal primo anno la gestione ha curato particolarmente la qualità degli spettacoli in programmazione, creando un naturale gemellaggio con il Sistina di Roma per la capienza della sala, ma non trascurando la prosa; il pubblico segue con interesse le proposte del cartellone in abbonamento (circa 10.000 abbonati) ma anche i concerti di musica classica e leggera. L’Augusteo si pone anche come sede di congressi e meetings. 

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