di Bianca Maria Sezzatini
Nel rovistare nel cassetto dove sono solita riporre foto e ritagli di giornale la mia attenzione viene attratta da una cartolina, una cartolina speciale, una cartolina “da collezione” che raffigura l’architetto Cesare Esposito vicino alla sua opera, una scultura in acciaio inox con più basi e moduli in cemento armato, alta 12 metri, pesante 600 chilogrammi, con cui, ancora giovanissimo, nel 1973/1974, vinse il concorso pubblico indetto dal Comune per i monumenti a Roma per dare un volto artistico a Piazza delle Sette Chiese e celebrare il trentennale della Resistenza romana (1944-1974).
Il monumento è orientato, con i suoi elementi tubolari e cubi aperti, nella costellazione del cielo antico di Roma seguendo l'asse delle Sette Chiese rivolto alle Fosse Ardeatine, alla Montagnola e a Porta San Paolo, tre luoghi emblematici della Resistenza romana.
La piazza, come lo scorso anno, si animerà con canti, poesie e musiche popolari.
Chiedo ad Esposito: "Architetto: che cosa ha scaturito e scaturisce in lei il monumento?".
CONOSCIAMO PIÙ DA VICINO L'ARCHITETTO ESPOSITO
Ancora giovanissimo vince il concorso indetto dal Comune della Capitale per dare un volto artistico a Piazza delle Sette Chiese. Sue sono anche le sculture in acciaio Geometrie di pace e di Fumo rosso, tutt'ora presenti presso la galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
La sua anima di artista lo porta a realizzare una serie di progetti e installazioni scenografiche volte a stimolare l’amore per la storia e la conoscenza del patrimonio storico-artistico della capitale. Dal fuoco di Nerone ai Mercati Traianei e ai Fori Imperiali, ai 40 minuti di fuochi d’artificio in musica a Castel Sant'Angelo, in presenza di Papa Giovanna Paolo II, evocando le macchine disegnate da Michelangelo e Gian Lorenzo Bernini. Dalla Piramide riaperta dopo 350 anni, omaggiando in questo modo anche le donne il cui atto eroico si mosse in difesa di Roma e della patria, ai tanti progetti per il riuso del Colosseo, di Piazza Navona con le sue battaglie navali, del Campidoglio per i natali di Roma. Ma il più magniloquente e il più conosciuto di tutti i suoi progetti è senza dubbio quello che si lega alla rievocazione storica del Miracolo della Neve il 5 agosto di ogni anno con soffici fiocchi di neve che cadono sulla Basilica di Santa Maria Maggiore a rievocazione proprio di quell’episodio che vide, nel lontano 358 d.C., l’apparizione della Madonna sulla sommità del Colle Esquilino.
Scrive Esposito nel suo trattato dedicato alla Madonna della Neve e alla città di Roma: “La libertà illumina il desiderio d’amore nel grande abbraccio della madre. L’estensione infinita si armonizza nel tentativo della contemplazione che indaga e penetra il mistero della natura. La felicità umana raggiunge la pietà dell’arte e strappa i coralli del dubbio.…La responsabilità della gioia ispira l’azione tesa a ricostruire la fiaba della carità che restituisce il giudizio alla purezza della coscienza….Il sublime lancia attraverso il trionfo degli stati d’animo lo spessore della poesia dell’uomo”. Esposito si può considerare quindi un precursore dell’architettura fantasiosa e visionaria, che coinvolge sempre l’aspetto corale della città eterna con ingegno e creatività.
Cesare è un personaggio più unico che raro nel panorama artistico della nostra città. La sua idea è quella del dono: concepire e progettare un evento come un regalo che l’artista fa alla gente.
E lui ha una matita nella mente con cui disegna sullo spazio circostante. Fa cadere la neve. Fa diventare tutto bianco e il bianco è la sommatoria di tutti quei colori che ha in tasca. Ci fa un regalo e ci fa pensare che papa Liberio vide proprio questo la mattina seguente all'apparizione della Vergine Maria che gli diceva che sarebbe nevicato e lui tracciasse sulla neve di agosto il perimetro della chiesa da dedicarsi a Lei.
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