Da mercoledì 15 a venerdì 17 giugno 2016, Bologna si appresta a vivere un evento di rilevante importanza: l'XI Congresso Nazionale degli Attuari.
Gli iscritti, ancora un volta, hanno raggiunto una quota notevole: oltre 800, con ben 130 interventi previsti (di cui circa la metà di persone esterne alla professione), 6 giornalisti, 6 esponenti di rilievo a livello internazionale, 34 sponsor, un numero di patrocini in aumento (ben 14); tutto ciò evidenzia anche la grande attenzione del mondo esterno a questa professione e, in particolare, a questo evento in cui la comunicazione giocherà un ruolo significativo.
Questo Congresso, inoltre, sulla scia di quello di Roma di tre anni fa che ha segnato un momento di svolta per la nostra professione, ha inteso allargare il ventaglio dei partecipanti esterni, tutti autorevoli, coinvolgendo per la prima volta il mondo della politica, aumentando in modo significativo la presenza internazionale, incentivando le sessioni parallele (ben 10 di cui 2 innovative), individuando un tema di grande contenuto e sviluppo per la professione: "la gestione dei rischi per le imprese e la collettività" che già da solo dice tutto su quale sia il ruolo degli Attuari in Italia che vogliono essere sempre più protagonisti nella vita sociale ed economica del Paese.
Nel corso del Congresso ci sarà anche un altro spazio molto importante in cui parleremo di noi, del nostro ruolo all'interno del sistema ordinistico e dell'importante progetto di sviluppo che stiamo portando avanti. In tale contesto ci saranno anche degli autorevoli interventi istituzionali. Sarà anche un Congresso caratterizzato dalla comunicazione e dalla visibilità con il mondo esterno, la politica, le istituzioni, le imprese, la stampa, le autorità di vigilanza, tutti presenti al Congresso, a cui, grazie al costante ausilio del nostro Ufficio stampa (un primo articolo, riportato di seguito, è già uscito lo scorso 6 giugno sul Sole 24 Ore) manderemo messaggi chiari e forti di una professione viva e pronta a sostenere il Paese nel delicato ruolo della gestione dei rischi.
E come i più illustri Giampaolo Crenca, Fausto Belliscioni e Riccardo Ottaviani, auguro a Tutti i Colleghi, presenti e non, che questa nuova esperienza lasci un segno nel cammino della nostra professione.
Prof.ssa Dott.ssa
Bianca Maria Sezzatini
Attuario
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da IL SOLE 24 ORE del 6 giugno 2016 (estratto da pag. 11, 12)
ATTUARIO, UNA PROFESSIONE A «DISOCCUPAZIONE ZERO»
di Mauro Meazza
Una professione con disoccupazione giovanile pressoché pari azero ed eccellenti prospettive di crescita in futuro. È la fortunata condizione degli attuari, poco meno di un migliaio in Italia, 80mila in tutto il mondo, specialisti in valutazioni e previsioni anche a lunghissimo termine in diversi campi; non solo in quello assicurativo e previdenziale - tradizionali ambiti di intervento per la categoria – ma anche nella sanità e nel risk management aziendale.
«Abbiamo visto crescere le iscrizioni ai corsi di laurea - dice Giampaolo Crenca, presidente del Consiglio nazionale degli attuari – ma la domanda continua a superare l'offerta». Forse perché la professione è ancora poco conosciuta. «Infatti abbiamo portato avanti, in questi ultimi anni, iniziative di comunicazione e anche una serie di incontri con gli studenti, nelle scuole superiori e nelle università per far comprendere cosa fa un attuario e quali potranno essere in futuro i campi nei quali saranno necessarie le sue capacità».
L'evoluzione della finanza, i problemi legati al welfare e alle pensioni, le continue innovazioni regolamentari o normative stanno infatti portando gli attuari a estendere i settori di interesse oltre il bacino tradizionale della previdenza, delle imprese assicuratrici e finanziarie: «L'enterprise risk management (Erm) e le stesse richieste previsionali contenute nei principi contabili internazionali, quali lo Ias 19 che si occupa dei benefit a prestazione definita dei dipendenti, rendono necessaria la competenza dell'attuario», prosegue Crenca. «L'attuario è un valutatore delle situazioni incerte. Non è un indovino e tuttavia il suo approccio non si esaurisce nei calcoli; il suo è piuttosto un metodo per percepire i rischi e affrontare l'incertezza con gli strumenti più idonei, di natura quantitativa. Quindi è un approccio che può servire in tutti quei casi in c'è la necessità di quantificare fenomeni economici in condizioni di incertezza».
Tra pochi giorni, dal 15 al 17 giugno, gli attuari italiani si riuniranno a congresso a Bologna, per fare il punto sullo stato della categoria e individuare i temi che potranno caratterizzare il prossimo futuro. «Penso che le stesse indicazioni di Solvency II porteranno a un'ulteriore richiesta di attuari già nel breve periodo», segnala Crenca anticipando uno dei temi di discussione dell'undicesimo congresso. Gli iscritti all'Albo (istituito nel 1942) stanno crescendo ormai in maniera sensibile, «ma soprattutto aumentano costantemente ormai da tempo gli iscritti ai nostri corsi magistrali abilitanti per l'esame di Stato».
La professione è suddivisa quasi equamente per genere (le donne sono il 42%, nel 2001 erano il 35%») e più della metà degli iscritti ha meno di 45 anni. Per l'accesso all'Albo è richiesta una laurea magistrale in Finanza, o in Scienze statistiche, o in Scienze statistiche attuariali e finanziarie. Ma l'Albo comprende anche una sezione B per gli attuari junior che provengono da una laurea triennale della classe L41, Scienze statistiche. «Le possibilità di guadagno - conclude Crenca - sono buone fin dall'avvio e gli sbocchi professionali possono essere sia negli studi, sia nelle strutture private come in quelle pubbliche».
A oggi, i liberi professionisti sono circa 150, i dipendenti presso compagnie di assicurazione e riassicurazione sono circa 400, quelli del settore previdenziale circa 150, e altri 200 operano nelle Università negli enti di vigilanza, nelle banche e negli enti finanziari in genere.
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