Recensione di Bianca Maria Sezzatini
La Mongolia che non ti aspetti!
La trovi nel film “L'ULTIMA LUNA DI SETTEMBRE” un film sull’infanzia e sulla genitorialità.
La Mongolia è una terra nuova, azzurra, immensa, innocente, vera, coinvolgente, amara, solitaria, forte, spartana, spietata ma anche incredibilmente reale.
È un film particolare, uno pseudo docu-film che si fa seguire dallo spettatore che, attento, segue l’evolversi della storia perché rapito dagli splendidi paesaggi che offrono una visione quasi preistorica e ormai inesistente.
La storia è invece attinente ai nostri tempi poiché i piccoli villaggi rurali seguono l’iter inesorabile dello spopolamento che fa confluire i giovani nelle grandi città che offrono loro lavoro e una vita più agiata.
Una telefonata difficoltosissima e macchinosa fatta dalla steppa preannuncia a Tulgaa (Amarsalkhan Baljinnyam, regista mongolo alla sua opera prima e primo attore nel film) che il patrigno sta per morire e lui lo raggiunge.
Conosce così anche Tuntuulei (Tenuun-Erdene Garamkhand), un bambino di dieci anni che vive con i nonni in una tenda poco lontana.
È un bambino molto solo ma anche molto maturo per la sua giovane età. Tra i due nasce una bellissima amicizia che non li farà più vivere in solitudine.
Non voglio spoilerare la fine del film che invito vivamente ad andare a vedere altrimenti, una Mongolia così ben rappresentata in tutti i suoi scenari, non la vedreste se non visitandola.
“L’ultima luna di settembre”, tratto da “Tuntuulei”, un romanzo breve di T. Bum-Erden, distribuito da Officine Ubu, presente nelle sale da giovedì 21 settembre 2023, è un film assolutamente da non perdere!
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