di Bianca Maria Sezzatini
Da mercoledì 22 a domenica 26 giugno 2022, Achille Mellini, il Direttore artistico del Teatro Tirso de Molina, ospita il nuovo lavoro della regista e attrice Donatella Petricca “SPETTRI” (titolo originale GENGÅNGARE), il dramma borghese composto nel 1881 dallo scrittore norvegese Henrik Ibsen, rivisto in una chiave tutta nuova e originale. Sul palcoscenico: Clauco Cangani, Antonello Coggiatti, Vanessa Galati, Daniele Giannini, Alessandro Luchetti, Simona Moretti, Donatella Petricca e Fabio Valerio.
La storia è ambientata in un fiordo norvegese. Ibsen, in una piovosa serata d’estate, per ripararsi entra in una locanda e dopo un boccale di buon vino racconta ai due locandieri, marito e moglie, l’opera che ha in mente di scrivere e man mano che Ibsen crea nella sua mente e scrive il copione e i vari personaggi, come per magia, prendono vita sulla scena: Helene Alving, vedova del barone capitano Alving; Osvald Alving, suo figlio, pittore; il Pastore Manders; Jakob Engstrand, il falegname; Regine Engstrand, figlia del falegname, cameriera in casa Alving.
(da Wikipedia)
In una piccola città della Norvegia, tutto è pronto per l'inaugurazione di un asilo intitolato al capitano Alving. La vedova, Helene, si è occupata per lungo tempo del progetto mettendo a frutto il lascito del marito, considerato da tutti come una persona irreprensibile e dai grandi valori morali. Intanto, da Parigi è tornato il figlio della coppia, Osvald, che in Francia fa il pittore. Mentre il ragazzo si riposa dal lungo viaggio sopraggiunge il pastore Manders, vecchia fiamma della signora Alving, incaricato di pronunciare l'indomani il discorso in memoria del defunto, in occasione dell'inaugurazione.
Quando Osvald scende dalla sua camera e racconta al pastore la vita che si conduce negli ambienti artistici di Parigi, l'ecclesiastico si mostra scandalizzato dalla loro dissolutezza. Partito il ragazzo, Helene, non sopportando più la cornice di ipocrisia che la circonda, decide di svelare a Manders chi fosse veramente il benemerito Alving, dedito per tutta la vita a ogni genere di vizio. Se ha sopportato e taciuto, è stato solo per amore del figlio, unica ragione della sua vita. Ora, però, rimpiange di essersi trincerata dietro a una menzogna. Di fronte allo sconcertato uomo di Chiesa, la signora Alving rivela un'altra verità. La bella Regine, che lavora da lei come domestica, è figlia del defunto marito e di una donna, Johanna, che sposò poi Engstrand, da tutti creduto il vero padre della giovane.
Il pastore loda il sacrificio della signora Alving, riuscita a salvare le apparenze, ma costei ha ormai la sola preoccupazione di non farsi più coinvolgere nella loro rete, immersa nel lacerante dubbio se sia meglio rivelare o meno la verità al figlio, e incline persino ad accettare un'unione tra Osvald e Regine, che, ignari di avere lo stesso padre, mostrano di piacersi. Dopo il lungo discorso, Manders, sconvolto, si ferma per il pranzo.
Mentre Helene e il pastore riprendono il discorso, compare Engstrand. Manders gli rinfaccia con violenza le menzogne del passato, ma quando l'uomo spiega che sposando Johanna l'aveva sottratta al pubblico discredito, lo rivaluta, accettando inoltre di sostenerlo nella creazione di una locanda per marinai.
Uscito il pastore, Osvald rivela alla madre di soffrire di una sorta di depressione che ne paralizza il lavoro e la gioia di vivere. La donna, molto preoccupata, cerca di rassicurarlo, ma quando il figlio spiega che solo Regine, di cui è innamorato, potrebbe dargli la forza di andare avanti, la madre è sul punto di confessare tutto. L'improvviso incendio dell'asilo interrompe il colloquio.
L'asilo è distrutto, e, per volere del pastore, non era nemmeno stato assicurato. Manders è preoccupato per le polemiche che rischiano di ricadere su di lui. In effetti, lo stesso Engstrand dice di averlo visto mentre gettava il moccolo di una candela tra i trucioli. Manders cerca di allontanare da lui ogni sospetto, e accetta l'aiuto del falegname, che si impegna per toglierlo dai guai, riconoscente per l'aiuto ricevuto anni prima. I due si allontanano. Helene, ormai totalmente disinteressata dalle sorti dell'asilo, rivolge tutte le proprie premure al figlio, confessando infine, davanti a Osvald e Regine, la verità.
La domestica non regge alla notizia e abbandona la casa, mentre Osvald, rammaricato, spiega alla madre che dovrà promettergli un grande favore. Era già questo il suo pensiero fisso, ma non aveva ancora trovato il momento giusto per esprimerlo. Estrae allora dalla tasca della morfina, mostrandola a Helene. Le chiede di somministrargliene una dose letale, qualora dovesse avere una crisi come quella occorsagli in Francia, che si rivelerebbe, secondo quanto gli è stato detto dagli specialisti francesi, letale. Sconvolta, Helene promette. Osvald viene colto dal suo male: di fronte alla sua sofferenza la madre è tentata di somministrargli la morfina, ma poi rinuncia mentre cala il sipario.
SPETTRI
dal 22 al 26 giugno 2022
INFO E PRENOTAZIONI
tel. 06 8411827
TEATRO TIRSO DE MOLINA
Via Tirso, 89 (Piazza Buenos Aires)
Direttore artistico: Achille Mellini
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IL TIRSO DE MOLINA
Il teatro prende il nome dal commediografo spagnolo Tirso de Molina famoso perché con l'opera "Il beffatore di Sevilla" inaugurò la tradizione europea del don Giovanni.
Dal 2004, la programmazione del teatro è dedicata a Roma e alla romanità attraverso la rappresentazione di commedie che ripercorrono la tradizione e la comicità prettamente capitoline.
Dal 2008 il Teatro Tirso de Molina registra oltre 35.000 presenze l'anno e si classifica come unico Teatro stabile di tradizione Romana, grazie all'eccellente lavoro di promozione svolto da Emanuela Pastorelli, responsabile dell'ufficio promozione e gruppi. Il tutto all'insegna del divertimento e della risata.
PROGETTO ROMANITÀ
Sotto l'esperta Direzione Artistica di Achille Mellini (in foto) il Tirso de Molina, è l'unico Teatro a Roma in cui si rappresenta "la romanità" attraverso spettacoli comici che riportano alla luce il folklore del popolo romano.
"Il Progetto «Salvaguardia della romanità» - dice Achille Mellini - fa parte dei nostri obiettivi ormai da diversi anni e l'impegno è quello di produrre e promuovere la cultura e le tradizioni che sono state dimenticate, ma che fanno parte delle radici del popolo romano, divertendosi. La nostra offerta consiste nella proposta di spettacoli comici di prosa e musicali con una compagnia di attori professionisti che lavorano nel teatro dialettale romano da diverso tempo. Il Teatro Tirso de Molina rappresenta una scelta alternativa valida nel panorama teatrale della capitale per fare conoscere tradizioni ed usi di un popolo, quello romano, che tanto e stato declamato per il suo essere generoso, leale, fiero, con un forte senso dell'onore".
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