Per salvaguardare gli stupendi monumenti di Roma si sono create nel tempo “ISOLE PEDONALI” ritenute prima “criticabili e impossibili” poi, osannate da tutti. Ne ricordiamo alcune: la chiusura al traffico nella strettoia all’Arco di Costantino; Piazza Navona; Piazza del Popolo; Santa Maria Maggiore chiusa al traffico che lambiva la scalinata e l’ingresso della monumentale basilica papale, ora area contemplativa; Fontana di Trevi dove sembrava impossibile creare un’isola pedonale e oggi facile da raggiungere agli innumerevoli visitatori che possono finalmente soddisfare il sogno di poter ritornare nella Città Eterna lanciando una monetina nell’acqua della fontana più amata al mondo senza paura di essere investiti. E ancora al Campidoglio dove si gira con le auto intorno alla statua equestre dell’Imperatore Marco Aurelio solo in occasione di qualche evento speciale, come la presenza di Capi di Stato.
Infatti, l’attuale continuo passaggio e ingorgo di auto e di mezzi pesanti la fanno tremare sollecitata anche dal passaggio del tram in via Marmorata che, in un punto del suo tragitto, si avvicina talmente tanto. Anche la Piramide risente di queste vibrazioni dovute al traffico, scempio e oltraggio a questo luogo della memoria simbolo della libertà della nostra pace. Con l’isola pedonale si creerebbe in questo luogo della memoria una piazza che potrebbe essere dedicata alle Donne, martiri della Resistenza, donne che difesero la città di Roma e la Patria. E Porta San Paolo si presterebbe. Questa azione urbanistica non sarebbe un capriccio ma una esigenza di noi tutti per far amare ancora di più la città più bella del mondo: Roma!
Per la realizzazione dell’Isola pedonale l’architetto Cesare Esposito, noto come l’architetto che il 5 agosto, da ben 30 anni, fa nevicare sulla Piazza della Basilica di Santa Maria Maggiore, ha già realizzato un plastico e lanciato in suo aiuto un appello all’architetto Renzo Piano e all’architetto Paolo Portoghesi.
Ora, fiduciosi, si attende solo l’intervento delle Autorità competenti per trasformare in realtà il sogno di noi romani, una realtà per la salvaguardia del nostro patrimonio artistico e culturale.
UN POCO DI STORIA SUI MONUMENTI DA PRESERVARE
PORTA SAN PAOLO
(tratta da Wikipedia)
Il nome originale della porta superstite era Porta Ostiensis, perché da lì iniziava, e tuttora inizia, la via Ostiense, la strada che collega Roma ad Ostia e quindi al suo antico porto. Con la perdita d'importanza del porto di Ostia anche il ruolo preminente della porta venne meno finché, coinvolta in quel processo di cristianizzazione di tante altre porte romane, fu ribattezzata col nome attuale di Porta San Paolo, perché era l'uscita per la Basilica di San Paolo fuori le mura, che aveva ormai ereditato l'importanza che fino a qualche secolo prima era del porto. Di conseguenza, non era più necessario mantenere i due fornici che, anzi, in caso di pericolo esterno avrebbero comportato una notevole difficoltà difensiva. Quando pertanto, tra il 401 e il 403, l'imperatore Onorio ristrutturò buona parte delle mura e delle porte, provvide anche, come in quasi tutti gli altri interventi, a ridurre ad uno solo i fornici d'ingresso (ma non per la controporta), demolendo la parte centrale e ricostruendola con una sola arcata e a fornire la facciata di un attico con una fila di finestre ad arco per dar luce alla camera di manovra. Con l'occasione rinforzò le due torri rialzandole e munendole di merli e finestre.
Nel 549 gli Ostrogoti di Totila riuscirono da qui a penetrare nella città a causa del tradimento della guarnigione, che lasciò la porta aperta.
All'interno del "Castelletto" - la controporta che sembra una piccola fortificazione - è attualmente ospitato il Museo della Via Ostiense, con ricostruzioni dei porti di Ostia e dei monumenti ritrovati lungo la "Via Ostiensis".
La battaglia del 10 settembre 1943
La sera del 9 settembre, la 21ª Divisione fanteria "Granatieri di Sardegna" si spostò verso il centro, ingaggiando duri combattimenti sulla via Laurentina (località Tre Fontane), attorno alla Collina dell'Esposizione (attuale quartiere EUR) e al Forte Ostiense. Le truppe tedesche marciarono sulla via Ostiense, verso il cuore di Roma. Nonostante la schiacciante superiorità numerica e d'armamento del nemico le mura di Porta San Paolo divennero un baluardo difensivo della resistenza, protette da barricate e carcasse di veicoli. I Granatieri si batterono anche qui con coraggio, insieme ai numerosi civili accorsi.
L'azionista Vincenzo Baldazzi, insieme ad alcuni volontari, si attestò sin dall'alba nei pressi della piramide Cestia, sul lato destro di porta San Paolo, fra piazza Vittorio Bottego e il mattatoio. Qui, all'altezza di via delle Conce, due civili della formazione, con armi anticarro, distrussero due carri armati tedeschi. Sandro Pertini si pose a capo di uno dei primi gruppi combattenti della Resistenza, anche utilizzando come munizioni delle pietre. Con lui combatterono il futuro ministro Mario Zagari, il sindacalista Bruno Buozzi, Giuseppe Gracceva e il medico del carcere di Regina Coeli, Alfredo Monaco. Presero parte ai combattimenti Romualdo Chiesa, Alcide Moretti e Adriano Ossicini del movimento dei cattolici comunisti; Fabrizio Onofri del PCI e gli studenti Mario Fiorentini e Marisa Musu, futuri gappisti. Sabato Martelli Castaldi e Roberto Lordi, entrambi generali di brigata aerea in congedo, giunsero a porta San Paolo armati di due fucili da caccia. Faranno entrambi parte della Resistenza.
Intorno alle 12:30 circa accorse sulla linea del fuoco, in abito civile e sommariamente armato, l'azionista Raffaele Persichetti, insegnante, ufficiale dei granatieri in congedo da appena una settimana, per schierarsi al comando di un drappello rimasto senza guida. Verso le ore 14:00, armato di moschetto e con le cartucce sull'abito civile, fu costretto a indietreggiare all'inizio di viale Giotto, ferito.
Porta San Paolo fu oltrepassata dai tedeschi alle ore 17:00. Il sottotenente Enzo Fioritto, al comando di un plotone di carristi, effettuò un estremo tentativo di arrestare l'avanzata dal lato di viale Giotto, ma cadde colpito da una granata in Viale Baccelli.
LA PIRAMIDE CESTIA
(tratta dal sito del MiBACT - Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo)
La piramide fu successivamente inglobata nella cinta muraria costruita tra il 272 e il 279 su iniziativa dell’imperatore Aureliano. La struttura, alta 36,40 metri con una base quadrata di 29,50 m di lato, è composta da un nucleo di opera cementizia con cortina di mattoni; il rivestimento esterno è costituito da lastre in marmo lunense.
La camera sepolcrale, di circa 23 mq, con volta a botte, fu murata al momento della sepoltura, secondo l’usanza egiziana. Al medioevo risale probabilmente la prima violazione della tomba, attraverso un cunicolo scavato sul lato settentrionale, che ha determinato la perdita dell’urna cineraria e di porzioni notevoli della decorazione. Le pareti sono decorate a fresco secondo uno schema decorativo a pannelli, all'interno dei quali si distinguono, su fondo chiaro, figure di ninfe alternate a vasi lustrali. In alto, agli angoli della volta, quattro Vittorie alate recano nelle mani una corona e un nastro; al centro in origine doveva essere una scena di apoteosi raffigurante il titolare del sepolcro.
Il restauro della cella sepolcrale è stato realizzato dalla Soprintendenza Archeologica di Roma nel 2001.
CHI E’ L’ARCHITETTO CESARE ESPOSITO, IL CONVINTO ASSERTORE DI QUESTA ISOLA PEDONALE
Esposito si può considerare un precursore dell’architettura fantasiosa e visionaria, che coinvolge sempre l’aspetto corale della città eterna con ingegno e creatività.
Nessun commento:
Posta un commento