domenica 15 maggio 2022

L'ISOLA (PEDONALE) CHE NON C'E'

foto di Adolfo Attenni
di Bianca Maria Sezzatini


Anche gli apostoli Pietro e Paolo, in simbolo di pace, si abbracciarono a Porta San Paolo 

Per salvaguardare gli stupendi monumenti di Roma si sono create nel tempo “ISOLE PEDONALI” ritenute prima “criticabili e impossibili” poi, osannate da tutti. Ne ricordiamo alcune: la chiusura al traffico nella strettoia all’Arco di Costantino; Piazza Navona; Piazza del Popolo; Santa Maria Maggiore chiusa al traffico che lambiva la scalinata e l’ingresso della monumentale basilica papale, ora area contemplativa; Fontana di Trevi dove sembrava impossibile creare un’isola pedonale e oggi facile da raggiungere agli innumerevoli visitatori che possono finalmente soddisfare il sogno di poter ritornare nella Città Eterna lanciando una monetina nell’acqua della fontana più amata al mondo senza paura di essere investiti. E ancora al Campidoglio dove si gira con le auto intorno alla statua equestre dell’Imperatore Marco Aurelio solo in occasione di qualche evento speciale, come la presenza di Capi di Stato.

Per preservare la bellezza dell’area sacra di Porta San Paolo, tra la monumentale Piramide Cestia e il Castello a forma di porta, sarebbe bello e indispensabile, secondo l’architetto Cesare Esposito,  poter realizzare, anche qui, un’isola pedonale che preveda la chiusura della strettoia di via Persichetti a salvaguardia della stabilità architettonica della Piramide e della Porta stessa.

Infatti, l’attuale continuo passaggio e ingorgo di auto e di mezzi pesanti la fanno tremare sollecitata anche dal passaggio del tram in via Marmorata che, in un punto del suo tragitto, si avvicina talmente tanto. Anche la Piramide risente di queste vibrazioni dovute al traffico, scempio e oltraggio a questo luogo della memoria simbolo della libertà della nostra pace. 
Con l’isola pedonale si creerebbe in questo luogo della memoria una piazza che potrebbe essere dedicata alle Donne, martiri della Resistenza, donne che difesero la città di Roma e la Patria. E Porta San Paolo si presterebbe. Questa azione urbanistica non sarebbe un capriccio ma una esigenza di noi tutti per far amare ancora di più la città più bella del mondo: Roma! 

Per la realizzazione dell’Isola pedonale l’architetto Cesare Esposito, noto come l’architetto che il 5 agosto, da ben 30 anni, fa nevicare sulla Piazza della Basilica di Santa Maria Maggiore, ha già realizzato un plastico e lanciato in suo aiuto un appello all’architetto Renzo Piano e all’architetto Paolo Portoghesi.

Ora, fiduciosi, si attende solo l’intervento delle Autorità competenti per trasformare in realtà il sogno di noi romani, una realtà per la salvaguardia del nostro patrimonio artistico e culturale.


UN POCO DI STORIA SUI MONUMENTI DA PRESERVARE

PORTA SAN PAOLO
(tratta da Wikipedia) 

La Porta San Paolo è una delle porte meridionali delle Mura aureliane a Roma, ed è tra le più imponenti e meglio conservate tra le porte originali dell'intera cerchia muraria. Ad oriente e ad occidente della Piramide furono costruite due porte che davano il passo alla via Ostiense, e ad una sua biforcazione tracciata nell'immediato esterno delle mura. La duplicazione dell'asse stradale e quindi degli ingressi urbani era stata resa necessaria dall'intensità dei traffici tra Roma e il porto di Ostia. Quasi come un immenso spartitraffico la piramide divideva l'ingresso orientale, che dava origine al vicus portae Radusculanee fino alla sommità dell'Aventino, da quello occidentale che dava il passo alla vera via Ostiense verso i granai della "Marmorata" lungo le sponde del Tevere. Quest'ultima fu edificata come una piccola porta ma venne chiusa presto sia per la crescita d'importanza del porto di Fiumicino, sia perché i granai del Tevere erano meglio collegati tramite la via Portuense. Fu demolita nel 1888. 

Il nome originale della porta superstite era Porta Ostiensis, perché da lì iniziava, e tuttora inizia, la via Ostiense, la strada che collega Roma ad Ostia e quindi al suo antico porto. Con la perdita d'importanza del porto di Ostia anche il ruolo preminente della porta venne meno finché, coinvolta in quel processo di cristianizzazione di tante altre porte romane, fu ribattezzata col nome attuale di Porta San Paolo, perché era l'uscita per la Basilica di San Paolo fuori le mura, che aveva ormai ereditato l'importanza che fino a qualche secolo prima era del porto. Di conseguenza, non era più necessario mantenere i due fornici che, anzi, in caso di pericolo esterno avrebbero comportato una notevole difficoltà difensiva. Quando pertanto, tra il 401 e il 403, l'imperatore Onorio ristrutturò buona parte delle mura e delle porte, provvide anche, come in quasi tutti gli altri interventi, a ridurre ad uno solo i fornici d'ingresso (ma non per la controporta), demolendo la parte centrale e ricostruendola con una sola arcata e a fornire la facciata di un attico con una fila di finestre ad arco per dar luce alla camera di manovra. Con l'occasione rinforzò le due torri rialzandole e munendole di merli e finestre. 

Nel 549 gli Ostrogoti di Totila riuscirono da qui a penetrare nella città a causa del tradimento della guarnigione, che lasciò la porta aperta.

All'interno del "Castelletto" - la controporta che sembra una piccola fortificazione - è attualmente ospitato il Museo della Via Ostiense, con ricostruzioni dei porti di Ostia e dei monumenti ritrovati lungo la "Via Ostiensis".

La battaglia del 10 settembre 1943

Il 10 settembre 1943, Porta San Paolo fu teatro dell'ultimo tentativo dell'esercito italiano di evitare l'occupazione tedesca di Roma. In memoria di questa durissima battaglia, la Targa commemorativa posta dal Comune di Roma nel 1970 (in foto).

La sera del 9 settembre, la 21ª Divisione fanteria "Granatieri di Sardegna" si spostò verso il centro, ingaggiando duri combattimenti sulla via Laurentina (località Tre Fontane), attorno alla Collina dell'Esposizione (attuale quartiere EUR) e al Forte Ostiense. Le truppe tedesche marciarono sulla via Ostiense, verso il cuore di Roma. Nonostante la schiacciante superiorità numerica e d'armamento del nemico le mura di Porta San Paolo divennero un baluardo difensivo della resistenza, protette da barricate e carcasse di veicoli. I Granatieri si batterono anche qui con coraggio, insieme ai numerosi civili accorsi.

L'azionista Vincenzo Baldazzi, insieme ad alcuni volontari, si attestò sin dall'alba nei pressi della piramide Cestia, sul lato destro di porta San Paolo, fra piazza Vittorio Bottego e il mattatoio. Qui, all'altezza di via delle Conce, due civili della formazione, con armi anticarro, distrussero due carri armati tedeschi. Sandro Pertini si pose a capo di uno dei primi gruppi combattenti della Resistenza, anche utilizzando come munizioni delle pietre. Con lui combatterono il futuro ministro Mario Zagari, il sindacalista Bruno Buozzi, Giuseppe Gracceva e il medico del carcere di Regina Coeli, Alfredo MonacoPresero parte ai combattimenti Romualdo Chiesa, Alcide Moretti e Adriano Ossicini del movimento dei cattolici comunisti; Fabrizio Onofri del PCI e gli studenti Mario Fiorentini e Marisa Musu, futuri gappisti. Sabato Martelli Castaldi e Roberto Lordi, entrambi generali di brigata aerea in congedo, giunsero a porta San Paolo armati di due fucili da caccia. Faranno entrambi parte della Resistenza.

Intorno alle 12:30 circa accorse sulla linea del fuoco, in abito civile e sommariamente armato, l'azionista Raffaele Persichetti, insegnante, ufficiale dei granatieri in congedo da appena una settimana, per schierarsi al comando di un drappello rimasto senza guida. Verso le ore 14:00, armato di moschetto e con le cartucce sull'abito civile, fu costretto a indietreggiare all'inizio di viale Giotto, ferito.

Porta San Paolo fu oltrepassata dai tedeschi alle ore 17:00. Il sottotenente Enzo Fioritto, al comando di un plotone di carristi, effettuò un estremo tentativo di arrestare l'avanzata dal lato di viale Giotto, ma cadde colpito da una granata in Viale Baccelli.


In Viale Giotto perse la vita combattendo anche Persichetti, come da testimonianza di Maria Teresa Regard, studentessa iscritta al Partito comunista e futura gappista (i grupppi di Azione Patriottica nati su iniziativa del Partito Comunista italiano, formata da piccoli gruppi di partigiani,  per operare prevalentemente in città, sulla base della dell’esperienza della Resistenza francese) accorsa per fornire vettovaglie ai combattenti insieme ad altre donne. A Persichetti, caduto a 28 anni, sarà conferita la medaglia d'oro al V.M. alla memoria e gli verrà dedicata la via a fianco di Porta San Paolo.


LA PIRAMIDE CESTIA
(tratta dal sito del MiBACT - Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo)

La Piramide Cestia è l’unico monumento superstite di una serie presente a Roma nel I secolo a.C. quando l’edilizia funeraria fu interessata dalla moda sorta a Roma dopo la conquista dell’Egitto nel 31 a.C. Caio Cestio, uomo politico romano, membro del collegio sacerdotale degli epuloni, dispose nel testamento che la costruzione del proprio sepolcro, in forma di piramide, avvenisse in 330 giorni. La tomba fu innalzata lungo la Via Ostiense, nel periodo tra il 18 e il 12 a.C., cioè tra l’anno di promulgazione della legge contro l’ostentazione del lusso che impedì di porre all'interno della cella alcuni pregiati arazzi, e quello della morte di Agrippa, genero di Augusto, menzionato tra i beneficiari del testamento.

La piramide fu successivamente inglobata nella cinta muraria costruita tra il 272 e il 279 su iniziativa dell’imperatore Aureliano. La struttura, alta 36,40 metri con una base quadrata di 29,50 m di lato, è composta da un nucleo di opera cementizia con cortina di mattoni; il rivestimento esterno è costituito da lastre in marmo lunense.

La camera sepolcrale, di circa 23 mq, con volta a botte, fu murata al momento della sepoltura, secondo l’usanza egiziana. Al medioevo risale probabilmente la prima violazione della tomba, attraverso un cunicolo scavato sul lato settentrionale, che ha determinato la perdita dell’urna cineraria e di porzioni notevoli della decorazione. Le pareti sono decorate a fresco secondo uno schema decorativo a pannelli, all'interno dei quali  si distinguono, su fondo chiaro, figure di ninfe alternate a vasi lustrali. In alto, agli angoli della volta, quattro Vittorie alate recano nelle mani una corona e un nastro; al centro in origine doveva essere una scena di apoteosi raffigurante il titolare del sepolcro.

Il restauro della cella sepolcrale è stato realizzato dalla Soprintendenza Archeologica di Roma nel 2001.

 

CHI E’ L’ARCHITETTO CESARE ESPOSITO, IL CONVINTO ASSERTORE DI QUESTA ISOLA PEDONALE

Eclettico e scioccante, Cesare Esposito, è nato e cresciuto a Roma nel Rione Monti. La monumentalità e i fasti dell’antica Roma hanno contribuito a generare in lui i componenti della futura grande bellezza delle sue creazioni. Centrali nella sua ricerca artistica sono i quattro elementi aria, acqua, terra, fuoco, basi queste di ogni sua incredibile quanto rivoluzionaria interpretazione, costantemente dominata da audacia e da profonda immaginazione. Ancora giovanissimo vince il concorso indetto dal Comune della Capitale per dare un volto artistico a Piazza delle Sette Chiese. Sua è infatti la scultura in acciaio, alta 12 metri e pesante 600 kg, orientata verso i martiri delle Fosse Ardeatine e dedicata alla Resistenza. Sue sono anche le sculture in acciaio Geometrie di pace e di Fumo rosso, tutt'ora presenti presso la galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. La sua anima di artista lo porta a realizzare una serie di progetti e installazioni scenografiche volte a stimolare l’amore per la storia e la conoscenza del patrimonio storico-artistico della capitale. Dal fuoco di Nerone ai Mercati Traianei e ai Fori Imperiali, ai 40 minuti di fuochi d’artificio in musica a Castel Sant'Angelo, in presenza di Papa Giovanni Paolo II, evocando le macchine disegnate da Michelangelo e Gian Lorenzo Bernini. Dalla Piramide riaperta dopo 350 anni, omaggiando in questo modo anche le donne il cui atto eroico si mosse in difesa di Roma e della patria, ai tanti progetti per il riuso del Colosseo, di Piazza Navona con le sue battaglie navali, del Campidoglio per i natali di Roma. Ma il più magniloquente e il più conosciuto di tutti i suoi progetti è senza dubbio quello che si lega alla rievocazione storica del Miracolo della Neve il 5 agosto di ogni anno con soffici fiocchi di neve che cadono sulla Basilica di Santa Maria Maggiore. 

Esposito si può considerare un precursore dell’architettura fantasiosa e visionaria, che coinvolge sempre l’aspetto corale della città eterna con ingegno e creatività.

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