martedì 5 maggio 2015

LA GUERRA VISTA DAL PALCOSCENICO.

di Bianca Maria Sezzatini

Sarà Lei, la ‘Guerra’, la protagonista assoluta dei due spettacoli presentati al Teatro Arvalia dalla Compagnia Enter, diretta da Luca Milesi. Dalla guerra vista attraverso gli occhi del generale e del soldato protagonisti della piéce di Pierre Louki, all’ultima notte di una lunga guerra raccontata dalla penna di Denis Cannan.

Si comincia giovedì  7 maggio  con “LA GUERRA DEGLI ASPARAGI”, di Pierre Louki, in scena fino a domenica 10 maggio 2015. Con la regia di Maria Concetta Liotta andranno in scena Gianluca Delle Fontane e Luca Milesi. Canto e consulenze musicali di Claudia Costantini. Scenografie e costumi di Marianeve Leveque. Disegno luci di Luca Imola. Con la collaborazione artistica de “Il Palco e la Nota”.

Da giovedì  14 maggio a domenica 17 maggio 2015, sarà la volta di “GERANI PER LA GUERRA”, di Denis Cannan,  traduzione di Ada Salvatore, regia di Luca Milesi, con Andrea Zanacchi, Maria Concetta Liotta, Alberto Albertino, Lorenzo Guerrieri, Marco Fioravante, Luca Morciano, Marica Malgarini. Scenografie e costumi di Marianeve Leveque. Disegno luci di Luca Imola.


“LA GUERRA DEGLI ASPARAGI”
Alquanto singolare l’immaginario del soldato protagonista della tagliente commedia sulla guerra di Pierre Louki, attore, paroliere e cantante francese. “Dov’è il nemico?” – si interroga il Generale senza guerra, protagonista anch’egli della piéce scritta nel 1990 - “Il nemico è ovunque non lo si veda, se non esistesse bisognerebbe inventarlo”. Eccolo il mondo dei due meravigliosi personaggi usciti dalla penna di Louki, meravigliosi perché protagonisti di una metafora applicabile a mille campi della vita. Uomini preparati ad affrontare un pericolo che non arriva mai lasciando malinconicamente vuote le loro esistenze, esseri umani alla perenne ricerca della quadratura dei conti all’interno di rapporti dominati dalla disciplina e dalla convenzione, in abito borghese come in abito militare.   
              
Un generale ed un soldato in preda ad una crisi di inconsolabile voyeurismo spiano il mondo che li circonda da dietro un binocolo, trovandolo terribilmente impreparato per il gioco che loro amano di più, la guerra. Il flusso dei vacanzieri del weekend ad esempio rende impossibili le grandi manovre dal venerdì alla domenica: i campi di battaglia sono occupati dagli amanti del picnic, dalla loro mondezza, dalla loro mollezza. Pierre Louki si lascia intelligentemente ispirare dal linguaggio di Ionesco e dall’architettura scenica di Beckett, senza mai dare l’impressione di creare il doppione di qualcosa di già visto. Nel dialogo surreale fra il vecchio generale ormai incapace di fare l’ “Attenti !” e il giovane soldato innamorato del sedere di “Simona”, l’unica grazia che dal mondo dei civili arriva nel suo binocolo, non ce n’è per nessuno: per i pacifisti che non hanno compreso come la loro esistenza sia giustificata solo dalla guerra e per la bomba atomica, che ha tolto lavoro a troppa gente. “Caporale, grandi imprese ci attendono. Il nemico è alle porte. Il nostro scopo è impedirgli di entrare. Il problema più urgente è capire quante porte ci sono. Se sono più di due, dovremo farci in quattro. Ora, chi può farci in quattro meglio del nemico? Per avere una piccola probabilità di vincere, bisognerebbe innanzitutto farsi decimare. Ecco la mia strategia. Si ricordi il motto degli eroi antichi. “A destra travolti. A sinistra annientati. Il centro si ritira. All’attacco! E’ chiaro?” Più chiaro di così …


“GERANI PER LA GUERRA”
E' l'ultima notte di una lunga guerra: in teoria non sappiamo quale e non importa. Lo spazio è quello del territorio conteso, noto anche come "terra di nessuno", dove il ciclo della morte ha sostituito a lungo quello della vita, in una "normalità" che nessuno è stato in grado di inceppare; fino a quella giornata, a quella sera, in cui un odore iniziò a sprigionarsi nell'aria, come chiara percezione del ritorno del sole. Il luogo è quello di una cucina di una fattoria, in cui Smilia aspetta il ritorno del marito da una importante missione per conto delle forze della Resistenza. La guerra però ha il potere di cancellare le vite e di sconvolgere l'immaginario ed i sentimenti di chi la combatte e di chi la subisce, al punto da rendere possibili le "relazioni pericolose" fra la moglie onesta per antonomasia e l'ufficiale dell'esercito occupante ormai sfiancato dalla lotta e annoiato dalla seduzione per puro sesso delle donne capitate sul suo cammino. Denis Cannan, uno dei pilastri della drammaturgia inglese del XX secolo, ha scritto "Gerani per la guerra" nel 1951. "Captail Carvallo", questo il titolo originale dell'opera tradotta per l'Italia da Ada Salvatore, contribuì certamente ad aprire la strada a quel filone letterario che ebbe per vocazione la riscoperta della personalità, dei desideri e delle pulsioni che mai avevano cessato di esistere e di battere in quell'umanità che era stata ricoperta dalla polvere e dal fuoco di trent'anni di guerra, durati dall'agosto del 1914 al settembre del 1945. Smilia Darde, suo marito Gaspare, il Capitano Carvallo e il soldato Gross, il Professor Vinke e il Barone capo dei partigiani, la giovane domestica Annina, a volte non sembrano neanche essere le creature umane condannate dal destino a nascere in quell'Età della Catastrofe; la delicatezza, la speranza, la furbissima ironia usate da Cannan come ingredienti del loro linguaggio, come colonne portanti di quella che è anche una commedia, riescono a rendere perfettamente l'immagine di una generazione di increduli sopravvissuti, in procinto di uscire dalla guerra con in mente un solo desiderio: ricominciare.

Per informazioni e prenotazioni: 06 552.840.44 – 339 133.3569

Ufficio stampa: Monica Brizzi

TEATRO ARVALIA
Via Quirino Maiorana, 139
Direttore Artistico: Emanuele Faina

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